Saluti a… Filippo Pozzato: talento e sregolatezza

Filippo Pozzato è stato uno di quei personaggi che il ciclismo non incontra spesso. Testa calda forse, ma professionista serio allo stesso tempo. Dedito al suo lavoro, ma non solo a quello. Dal punto di vista del talento, è stato probabilmente uno dei più puri che l’Italia abbia avuto negli ultimi 20 anni, anche se, purtroppo per lui, è riuscito a dimostrarlo solamente a tratti, per sua stessa ammissione. Pozzato di peli sulla lingua non ne ha mai avuti e non è un caso che mediaticamente non fosse un ciclista come gli altri.

I tatuaggi e il suo stile sempre alla moda lo hanno fatto risaltare anche al di fuori del contesto sportivo. Ha ricevuto molte critiche dai puristi del ciclismo, forse troppe, proprio per questo suo modo non comune di fare il ciclista, ma lui è sempre andato per la sua strada a testa alta. Adesso che ha deciso di appendere la bicicletta al chiodo, dopo un’annata travagliata con la Wilier-Selle Italia e un finale di carriera non proprio esaltante, vuole lavorare coi giovani e cercare di massimizzare le loro potenzialità, cercando di evitare i suoi errori, con la speranza di creare in futuro una nuova squadra WorldTour italiana.

Classe 1981, Pozzato si è diplomato in una scuola professionale, ma poi ha deciso saggiamente di dedicare tutto se stesso al ciclismo. Tra gli juniores dimostra subito il suo talento: nel 1998 a Valkenburg vince la medaglia d’argento nella prova in linea e il bronzo a cronometro. Per la Mapei-QuickStep è già abbastanza e gli offre un contratto da professionista a partire dal 2000, permettendogli di saltare integralmente la categoria dei dilettanti. Nel gruppo giovani in cui è stato inserito fanno parte anche altri talenti come Fabian Cancellara, Michael Rogers e Bernhard Eisel. L’anno della consacrazione, l’ultimo in Mapei, è il 2002, nel quale raccoglie un bottino di 14 vittorie e comincia ad entrare nel giro della nazionale elite, a soli 21 anni.

Il processo di crescita prosegue alla Fassa Bortolo di Giancarlo Ferretti, nella quale rimane due anni e con la quale comincia a portare a casa qualche risultato di prestigio. Dopodiché inizia un lungo pellegrinaggio che lo riporta alla Quick-Step per due anni, alla Liquigas per altri due e tre alla Katusha. Tutto ciò non lo aiuta a trovare una certa stabilità e i risultati spesso non sono in linea con le aspettative. Nel 2012 riparte dalla Farnese Vini di Luca Scinto, nella categoria Professional, con la quale si guadagna altri tre anni nel WorldTour con la Lampre-Merida a partire dal 2013. Dopo una buona prima stagione alla corte di Giuseppe Saronni, i risultati vengono a mancare e nel 2016 torna alla Southeast (poi Wilier Triestina), dove però non è più in grado di ritrovare lo smalto dei giorni migliori, in un ciclismo che, secondo il suo parere, è ormai troppo esasperato.

Le Gioie

Corridore da classiche, bravo a tenere sugli strappi e dotato di uno spunto veloce in grado di impensierire anche i migliori velocisti, il vicentino col passare degli anni si è specializzato nelle corse del nord. Nel 2002 si rivela al mondo vincendo due tappe al Tour de l’Avenir, mentre coi professionisti si aggiudica due tappe del Giro di Slovenia. È però con la maglia della Fassa Bortolo che comincia a prendere confidenza coi palcoscenici più importanti; nel 2003 trionfa al Trofeo Laigueglia e al Matteotti, ma soprattutto si aggiudica una tappa e la classifica generale della Tirreno-Adriatico. L’anno seguente si ripete al Laigueglia, fa suo il Giro della Liguria e vince una tappa al Tour de France, anticipando in una volata a tre gli spagnoli Iker Flores e Francisco Mancebo.

Nel 2005 non ingrana la marcia fino alla fine di luglio, quando vince la Classica di Amburgo in volata su Luca Paolini e Allan Davis. A questo successo fanno seguito quelli al Giro del Lazio e una tappa del Giro di Germania, al tempo corsa ProTour. Queste vittorie gli danno nuova linfa in vista del 2006 quando, in maglia Quick-Step, riesce finalmente ad essere protagonista nelle classiche del nord.

Il colpaccio arriva però alla Milano-Sanremo, quando con un’azione da finisseur, congeniata con i compagni Tom Boonen e Paolo Bettini, riesce a beffare il gruppo e centrare la vittoria più prestigiosa della carriera. In cerca di più spazio per le proprie ambizioni, l’anno seguente sposa il progetto della Liquigas di Roberto Amadio, che si rivela subito felice con le vittorie al Tour du Haut-Var e, soprattutto alla Het Volk, dove riesce a beffare Flecha e l’ex compagno Boonen. La terza vittoria stagionale arriva nella quinta tappa del Tour de France, grazie ad una volata imperiosa su Oscar Freire e Daniele Bennati, ma prima di terminare a stagione fa in tempo a trionfare anche al Trofeo Matteotti, GP di Prato e una tappa del Giro di Polonia. L’anno seguente raccoglie molti piazzamenti, tra i quali il secondo alla Milano-Sanremo vinta dall’amico rivale Cancellara, ma le uniche vittorie sono arrivate al Giro della Provincia di Grosseto.

Il 2009, invece, rappresenta probabilmente l’anno in cui riesce ad esprimersi sui più alti livelli nelle classiche del nord e nel quale riesce a tenere un buon livello di forma durante un lungo arco di tempo. A fine marzo vince l’E3 di Harelbeke, battendo in una volata a tre in favorito Tom Boonen e Maxim Iglinskiy. Qualche giorno dopo fa sua la prima tappa della Tre Giorni di La Panne e arriva alla settimana di Fiandre e Roubaix come uno dei favoriti. Alla Ronde non riesce a fare la differenza e rimane nel gruppo principale che si fa beffare da Stijn Devolder, chiudendo poi quarto la volata dei battuti. Nell’Inferno del Nord è tra i grandi protagonisti, ma quel giorno Boonen risulta intoccabile e il vicentino deve alla fine accontentarsi di un secondo posto che rimarrà il miglior piazzamento sul pavé della Roubaix. La stagione gli riserva comunque qualche altra soddisfazione, in particolare col trionfo al Campionato Nazionale di Imola che gli permette di conquistare la maglia tricolore. Nell’autodromo Enzo e Dino Ferrari, Pozzato riuscì ad avere la meglio di Cunego e Paolini e nel finire della stagione riesce a far suo anche il Giro del Veneto e il Memorial Cimurri, dopo un buon quinto posto alla Clasica San Sebastian.

Il 2010, invece, non va come avrebbe voluto, nonostante una vittoria di tappa al Giro d’Italia con traguardo a Porto Recanati e una alla Vuelta a Burgos. Ancora peggio va l’anno seguente, con un quinto posto alla Milano-Sanremo e la vittoria del GP Beghelli come unici acuti. Il nuovo inizio alla Farnese Vini gli dà nuova linfa per le classiche del nord, nelle quali torna ad essere protagonista con un bel secondo posto al Giro delle Fiandre, venendo beffato ancora una volta da Boonen in volata. Alla Roubaix, invece, una caduta nel momento clou della corsa lo mette fuori gioco. L’unica vittoria in maglia giallo-fluo è quindi quella al GP Industria e Artigianato che ottiene a fine aprile.

Le buone prestazioni con la formazione Professional spingono la Lampre-Merida a dargli un’altra chance nel WorldTour e Pozzato risponde presente vincendo Trofeo Laigueglia, Coppa Agostoni e, soprattutto, il GP di Plouay, che risulterà essere la sua ultima vittoria in carriera. Dal 2014 comincia un lungo tramonto che, salvo sporadici piazzamenti, lo porta alla Wilier Triestina nel 2017, nel più classico dei remake usciti male.

© Sirotti

I Dolori

Gran parte dei suoi tifosi si aspettavano che da un anno all’altro potesse esplodere e diventare il nuovo fenomeno per le classiche del ciclismo mondiale. Tuttavia, questo non è mai successo e Pozzato ha vissuta la sua carriera con un’altalena di alti e bassi, deludendo quando era più atteso e sorprendendo invece quando non ce lo si sarebbe aspettato. Il vicentino ha probabilmente avuto troppi passaggi a vuoto durante la sua carriera, considerando soprattutto quello che riusciva a fare nel momento in cui tutto filava liscio nella sua preparazione alle corse. Nei primi anni da professionista aveva dimostrato di avere un motore non indifferente, che gli aveva permesso di fare il bello e cattivo tempo tra gli juniores. Per questo motivo, forse, qualche rimpianto su quello che sarebbe potuto essere e che invece è stato solo parzialmente, sicuramente c’è.

Guardando la sua scheda si nota subito come abbia cambiato diverse squadre, cosa insolita per un corridore che è sempre stato considerato un capitano. Pozzato non è mai riuscito a creare delle radici solide in una squadra, finendo spesso per rompere i rapporti con la dirigenza e cambiare casacca. Questo non lo ha aiutato a trovare una certa stabilità e continuità, che lo avrebbero magari portato a credere maggiormente nei propri mezzi.

Fin dai primi anni da professionista dimostra di avere la stoffa da vincente, ma quel salto di qualità tanto atteso tarda ad arrivare. Lo scioglimento della Mapei nel 2003 spezza un po’ il suo processo di crescita e si trova a costretto a trovare nuovi lidi, prima alla Fassa Bortolo, poi alla Quick-Step e alla Liquigas e poi alla Katusha. Con tutte queste formazioni alterna risultati positivi ad altri meno, rivelandosi troppo incostante, anche a causa di qualche guaio fisico, in quelle che sarebbero dovute essere le sue corse, le classiche del nord.

Il biennio 2010-2011 in maglia Katusha è probabilmente il peggiore per un allora 29enne Pozzato. La maglia tricolore non gli porta troppa fortuna nel secondo anno con la formazione russa, mentre ancora peggio va nel 2011 quando la rottura della clavicola lo tiene fuori per qualche settimana e il rapporto non idilliaco con il direttore sportivo Andrei Tchmil lo porta a lasciare la squadra al termine della stagione.

Dopo due anni in cui sembra parzialmente ritrovarsi, dal 2014 non riesce più a trovare un colpo di pedale che gli possa portare altre vittorie in bacheca. Complice un ciclismo molto cambiato rispetto ai suoi primi anni da professionista, il talento di Sandrigo non riesce a “rinnovarsi”, sparendo poco a poco dagli ordini d’arrivo. Alla fine è costretto ad un anonimo e un po’ triste addio al ciclismo, per un corridore che si può dire sia stato tutto, tranne anonimo.

Palmarès

  • 2002 (Mapei-Quick Step-Latexco)
    11ª tappa Vuelta a Cuba (Cronometro)
    Classifica generale Vuelta a Cuba
    Giro del Lago Maggiore
    Prologo Tour de Normandie
    2ª tappa Tour de Normandie
    3ª tappa Tour de Normandie
    5ª tappa Tour de Normandie
    Tour du Lac Léman
    4ª tappa Giro di Slovenia
    7ª tappa Giro di Slovenia
    Prologo Bohemia Tour
    1ª tappa Tour de l’Avenir (Cronometro)
    5ª tappa Tour de l’Avenir
    Duo Normand (con Evgenij Petrov, Cronocoppie)
  • 2003 (Fassa Bortolo)
    Trofeo Laigueglia
    Giro dell’Etna
    2ª tappa Tirreno-Adriatico (Sabaudia > Tarquinia)
    Classifica generale Tirreno-Adriatico
    Trofeo Matteotti
  • 2004 (Fassa Bortolo)
    Giro della Liguria
    Trofeo Laigueglia
    7ª tappa Tour de France (Châteaubriant > Saint-Brieuc)
  • 2005 (Quick Step-Innergetic)
    HEW Cyclassics
    Giro del Lazio
    2ª tappa Giro di Germania (Pegnitz > Bodenmais)
  • 2006 (Quick Step-Innergetic)
    Milano-Sanremo
    3ª tappa Tour of Britain
  • 2007 (Liquigas)
    Tour du Haut-Var
    Omloop Het Volk
    5ª tappa Tour de France (Chablis > Autun)
    Trofeo Matteotti
    6ª tappa Tour de Pologne (Dzierżoniów > Jelenia Góra)
    Gran Premio Industria e Commercio di Prato
  • 2008 (Liquigas)
    1ª tappa Giro della Provincia di Grosseto
    Classifica generale Giro della Provincia di Grosseto
  • 2009 (Team Katusha)
    E3 Prijs Vlaanderen
    1ª tappa Tre Giorni di La Panne (Middelkerke > Zottegem)
    Coppa Placci (valida come campionato italiano)
    Campionato italiano, Prova in linea
    Giro del Veneto
    Memorial Cimurri
  • 2010 (Team Katusha)
    12ª tappa Giro d’Italia (Città Sant’Angelo > Porto Recanati)
  • 2011 (Team Katusha)
    Gran Premio Bruno Beghelli
  • 2012 (Farnese Vini)
    Gran Premio Industria e Artigianato
  • 2013 (Lampre-Merida)
    Trofeo Laigueglia
    Coppa Agostoni
    Grand Prix de Ouest-France
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